Il settimo si riposò
3 atti di
Samy Fayad
la creazione (fallita) della domenica
regia di
Vincenzo La Camera
la commedia
Antonio Orefice, vedovo di una moglie sposata giovanissima, vorrebbe trascorrere la domenica riposando in tranquillo silenzio. Egli tiene in casa Gemma, la ancor giovane e vitale suocera, e la sorella Teresa, da lungo tempo fidanzata con una sorta di “malato immaginario”.
Antonio odia un suo vicino di casa, Vincenzo Camporeale, il quale, pur avendo il suo stesso stipendio, ha un attico con piscina, auto fuoriserie e molte donne con le quali conduce una dispendiosa “dolce vita”.
Ma proprio una brutta domenica un pericoloso bandito armato, nel tentativo di evitare la cattura, va a rifugiarsi in casa di Antonio ...
A questo punto Gemma, Teresa e una serie di incredibili personaggi che sembrano piovere inarrestabilmente da tutte le parti, daranno vita a un esilarante crescendo di deliranti situazioni ...
vite frenetiche come una tarantella ...
La commedia si chiude sui trascinanti suoni della Tarantella di Montemarano, che prende il nome dalla sua culla, un comune vicino ad Avellino. Ballo mediterraneo, che discendendo dall’arcaica tipologia delle danze “estatiche” sfocia in una complessa rappresentazione mimata …
... di episodi di corteggiamento e che - nei precisi tratti distintivi della maniera “montemaranese” (il clarinetto, l’organetto e il violino come organico strumentale e gli inconfondibili accenti ritmici) - specificamente rimanda al territorio campano.
Ciò che si prova assistendo a una tarantella di danzatori “iniziati”, di cui non si conosce il codice mimico, è lo stesso che può capitare a Napoli, davanti a un popolo in perenne agitazione, che “danza” la propria vicenda esistenziale con movenze non sempre decifrabili da chi ne ignora il “linguaggio” vitale.
E la tarantella è anche la musica del “Pazzariello” (chi non ricorda Totò?), che andava pubblicizzando al ritmo di quella danza l’apertura di una nuova bottega alimentare, seguito tra i vicoli, e spesso canzonato, da un dionisiaco, chiassoso corteo di adulti e di scugnizzi.
E non è un “pazzariello” anche il delirante Antonio Orefice, che in un tragicomico finale di commedia si allontana nello strepito dei familiari accalcati alle sue spalle?