Non ti pago
3 atti di
Eduardo De Filippo
un irresistibile classico della risata
regia di
Vincenzo La Camera
la commedia
Ferdinando Quagliuolo, proprietario di un banco del lotto, è vittima della mania del gioco. Assistito da Aglietiello, scruta le nuvole in cerca di combinazioni numeriche vincenti, ottenendo solo di contrariare sua moglie Concetta. Ma Ferdinando si tormenta anche per l’eccessiva fortuna al gioco del suo giovane dipendente Bertolini, a cui proibisce di frequentare la figlia Stella …
La sua invidia esplode quando l'impiegato vince una quaterna suggeritagli in sogno da Saverio Quagliuolo, defunto genitore di Ferdinando. Questi, convinto che suo padre abbia sbagliato beneficiario, si rifiuta di erogare la vincita e si appropria del biglietto, dopo di che convoca un avvocato per avere sostegno legale alla tesi secondo cui sarebbe lui il legittimo vincitore. I suoi argomenti, mescolando convinzioni personali e legge, fede e superstizione, confondono anche il parroco, chiamato da Concetta per dirimere la contesa. Che precipita quando l'irato Ferdinando fa partire accidentalmente un colpo di pistola. Conscio del pericolo corso, egli restituisce a Bertolini il biglietto, accompagnandolo però con un violento quanto efficace anatema. In capo a un mese il giovane, sfinito dalle disgrazie che - per coincidenza o per autosuggestione - l'hanno colpito, riconosce a Ferdinando il diritto di rivendicare la vincita. In compenso, il protagonista acconsente al matrimonio fra il giovane e sua figlia, donando a lei, come dote nuziale, la vincita di quattro milioni.
la legittima proprietà dei sogni
tra religiosità e superstizione
Un tempo il lotto, come anche oggi, era il sogno napoletano a buon mercato: i piccoli borghesi desideravano un abito nuovo o una nuova sala da pranzo, le ragazze da marito il corredo e via sognando… Tutti in attesa del sabato, quando i numeri estratti correvano di bocca in bocca deprimendo tanti e regalando a pochi un’effimera felicità. La commedia, proponendo l’eterno contrasto fra spirito e materia, prende spunto da un motivo-chiave della teatralità e della cultura napoletane: l’approccio, spesso esasperatamente irrazionale, al gioco del lotto …
Intorno al quale mito, infatti, ruota l'esistenza di tutti i personaggi della commedia che, fedele affresco del sottostante humus socio-culturale impastato di credenze popolari, di superstizioni, di costante relazione con l'oltretomba, fa agire, quasi con la medesima capacità di determinare gli eventi, i vivi e i morti. La superstizione si tramuta in fede e si sovrappone alla religione, al punto da non distinguerle più; così può accadere che per qualcuno un fatto solo desiderabile diventi realtà e che scoppi una lite oscillante fra spiritismo e giurisprudenza. "Non ti pago", di norma considerata una commedia di costume, in realtà è una formidabile commedia di carattere; dopo la bisbetica di Shakespeare, dopo l'avaro, l'ipocondriaco, il misantropo e il borghese di Molière, dopo il bugiardo, il brontolone e il burbero di Goldoni, essa si sarebbe potuta ben intitolare "il testardo" o "l'invidioso". Ferdinando, frustrato dalla sua condizione di sconfitto da Bertolini nell'inseguire la fortuna, è tormentato anche dalla prospettiva di abdicare al suo potere vetero-patriarcale, "concedendo" sua figlia in sposa al rivale e preparando di fatto la successione nella gestione del banco del lotto, fonte di risorse economiche e dello stato sociale privilegiato che compete ad un datore di lavoro. E’ ancora quel conflitto generazionale, presente in tanto teatro di Eduardo, fra il detentore del potere familiare, colto nella fase discendente della sua parabola, e "l'uccisore del padre" che rivendica ruolo e spazio vitale, nel caso specifico incarnato non da una figura filiale ma dal "genero" (che oltretutto ha il torto di "prendersi" anche la figlia). Su questo scontro archetipico, si innestano molti motivi appartenenti alla sfera del folclore napoletano: la cabala, i sogni, il lotto, il dialogo con i morti, il culto popolare delle anime purganti. Di particolare interesse è il ricorso di tutti i personaggi della commedia a un codice condiviso, per il quale a nessuno di essi, avvocato e parroco compresi, sembra possibile disconoscere la valenza di un certo tipo di sogni, della cui legittima proprietà il gruppo, per assurdo, arriva a discutere ricorrendo a categorie mentali e dialettiche razionali.
foto L. Rivieccio
"Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l'acquavite di Napoli.
(da: Matilde Serao, "Il ventre di Napoli")